ANCORA IN ALTO MARE IL DERBY DI FINALE

Il piano organizzativo per la finale di coppa Italia tra Roma e Lazio proposto dalla Lega di serie A naufraga davanti all’Osservatorio sulle manifestazioni sportive. Ancora tutto da dipingere il quadro programmatico, sub judice persino data e orario del match: la Lega aveva chiesto la conferma di domenica 26 maggio alle 21, come da programma iniziale. Soltanto venerdì, però, dovrebbe arrivare in via definitiva la conferma del giorno, mentre si fa ogni ora più credibile la possibilità di anticipare il fischio d’inizio alle 17 in modo da garantire lo svolgimento di tutta la manifestazione alla luce del sole. Perché nonostante un sostanziale “apprezzamento generalizzato per la filosofia e l’atteggiamento che si intende dare all’avvenimento sportivo”, il documento di 12 pagine dal titolo “Il derby è di chi lo ama” presentato dalla Lega che organizza l’evento, ha dovuto fare i conti, durante la riunione di ieri mattina, con il parere avverso sulla gestione della sicurezza e spartizione dell’Olimpico tra i tifosi delle due squadre da parte delle forze dell’ordine. Per facilitare i flussi di ingresso e evitare contatti, la questura spinge per replicare la divisione di un anno fa per Napoli-Juventus, destinando una tribuna a testa alle due tifoserie: la Monte Mario ai romanisti e la Tevere ai laziali . Si tenterà di confermare l’allestimento di un villaggio all’esterno (stadio dei Marmi?) dedicato a bambini e giovanissimi di entrambe le squadre. Da ieri il documento programmatico è nelle mani della questura, che proprio in queste ore dovrà passare la palla al prefetto per l’ultima parola. Non prima però di aver rimodulato il piano predisposto dalla Lega, che ha fatto storcere la bocca ai vertici istituzionali chiamati in causa, secondo proprie necessità e convinzioni. L’unica certezza al momento è che il sorteggio di ieri ha assegnato alla Roma il ruolo di squadra ospitante e dunque l’organizzazione (cui collaborerà anche la Lazio) della sicurezza all’interno dello stadio. Bisognerà però interrogarsi sul futuro: perché la criticità di un evento tanto unico quanto di difficile gestione potrebbe far riflettere i vertici delle istituzioni sportive sull’opportunità di giocare ancora la finale a Roma.
REPUBBLICA

 FORCING - Registrazione N° 383 del 7 ottobre 2010 

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