APPLAUSI PER MAURI E CRIBARI
ROCCO ILARIA- Poche ore ancora e sarà Lazio – Siena, la partita verità per sapere se la nostra amata sta davvero resuscitando o se Cagliari era solo un fuoco di paglia. Con le ultime novità di spogliatoio, in particolare con quelle relative al patto di ferro stretto tra la “vecchia guardia” e l’allenatore, con la società in posizione defilata, io propenderei più per la prima soluzione. Sarà anche la partita degli strani incroci: i parenti Presidenti e gli ex giocatori.Tralasciando il primo incrocio, concentriamoci su due giocatori ai quali il pubblico di vera fede laziale dovrà tributare un applauso di riconoscenza e di perdono.
Parliamo di Cribari e di Mauri.
Cribari dovrà esser applaudito senza tentennamento alcuno, sol che si rammenti quanto ha fatto e come l’ha fatto per la nostra gloriosa maglia.
Ricordiamo Silvio Piola con la benda insanguinata; ricordiamo Cudicini con i legamenti rotti; ricordiamo Bobo Vieri con la fascia intrisa di sangue; ricordiamo Gazza con la maschera; ma ricordiamo soprattutto lui, Nelson con lo zigomo fratturato e decine di viti in faccia, non aver paura di nulla e giocare per la causa europea biancoceleste. Questi sono esempi di grande coraggio e attaccamento alla maglia che non si possono e non si devono dimenticare; in un mondo di tifosi che dimenticano in fretta e di comunicatori che fanno a gara ad intervistare e dare nuovo lustro a personaggi del passato laziale che si sono venduti la maglia, mi sembra quantomeno doveroso stringere idealmente la mano a “Mariangela” con un bell’applauso di riconoscenza.
E veniamo a Mauri, er belloccio de noantri.
Stefano è sempre stato un giocatore dotato di buona classe, tanto da meritare, nel primo periodo deliorossiano addirittura la nazionale. Poi una lenta parabola discendente dettata, credo, più che altro dalla condizione fisica (alcuni dicono dalla fervente vita privata). Al di là di tutto, questo è un giocatore che anch’io ho fischiato (non prima della partita, però) perché sembra molliccio e spesso inciampa su se stesso dinanzi alla porta. Però dobbiamo riconoscere che, nonostante alcuni goal facili sbagliati in questa stagione (mica sarà colpa sua se la Lazio è in queste condizioni, no?), quando il nostro manca, si sente, eccome se si sente. Senza er belloccio la palla non filtra, le occasioni non arrivano, le verticalizzazioni sono pura utopìa. Negli ultimi tempi, sta tornando ad essere il Mauri di una volta, quello che faceva la differenza in campo e non in discoteca. Per questo, considerando le spernacchiate ricevute con estrema classe (vedasi il suo silenzio e la sua esultanza di Torino), sono dell’avviso che mercoledi sera, il nostro Stefanomauri debba essere salutato con una ventata di novità: cioè co na bordata di applausi ed incoraggiamenti.
E’ l’ora di tornare a fare sul serio, popolo laziale. E’ l’ora di riprenderci orgoglio e tradizione, palle e dignità perdute.
Da stasera si gira pagina.
Comincia un’altra storia.