CACCIA AL TESORO

Altro che dodici finali, questa è una caccia al tesoro. Perché la Champions League fa ricco chi la gioca. Per non parlare di chi la vince: l’Inter si è messa in tasca 58 milioni (43 di soli premi Uefa). Il quarto posto vale oro, per la Lazio sarebbe il salto di qualità: già partecipare alla fase a gironi — senza considerare l’eventuale percorso successivo — significa incassare almeno 15 milioni, tra bonus Uefa (3,8 milioni per la qualificazione, 550mila ogni partita, 800mila ogni vittoria, 400mila ogni pareggio), botteghino e diritti televisivi. Per non parlare del ritorno di immagine con i relativi benefici sul piano del merchandising e della valorizzazione del marchio. Ma per riuscire nell’impresa, Reja ha bisogno di tutti i giocatori più importanti. Tra cui Stefano Mauri, che invece è alle prese con un affaticamento agli adduttori: “Non è pubalgia”, urla il suo manager. Tra panchina e infermeria, il jolly non gioca da quattro partite e non ci sarà nemmeno domenica a Cagliari: fino a sabato si curerà presso un centro fisioterapico di Cesenatico. Il suo obiettivo è tornare in campo contro il Palermo. Intanto Reja pensa alla sfida del Sant’Elia: “Il Cagliari — dice a Lazio Style Radio — ha perso le ultime due partite e ci aspetta con il dente avvelenato. Dovremo prepararci bene. Mi piace molto il mediano Biondini: volevamo portarlo alla Lazio, non è stato possibile”. Poi punge Donadoni, tecnico attuale dei sardi che lo sostituì a Napoli senza ottenere grandi risultati: “Eppure ha avuto il tempo di plasmare la squadra. Sta andando meglio Mazzarri, ma — precisa riferendosi agli investimenti di De Laurentiis — rispetto alla mia gestione ci sono 50 milioni di differenza”. Su Hernanes: “Non si ferma da gennaio 2010, devo gestirlo”. Il segreto del rilancio: “Gli attaccanti sono i primi difensori, ora la squadra è più corta”. Il rapporto con Roma: “Città meravigliosa, ma esco solo dopo le vittorie…”.  REPUBBLICA
 

 FORCING - Registrazione N° 383 del 7 ottobre 2010 

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