CONDANNATI GLI ESTORSORI DI PAOLO NEGRO

SE PAOLO Negro non gli avesse consegnato i trenta mila euro loro avrebbero spifferato alla stampa che si era venduto la partita tra Siena e Lazio del campionato 2006/2007. Un’accusa infamante sempre respinta dall’ex centrale biancoceleste. E ieri a sostegno della tesi dell’ex difensore laziale c’è stata la sentenza nei confronti degli autori del ricatto: Emanuele Fois e Filippo Fazioli sono stati condannati, in abbreviato, rispettivamente a tre anni e quattro mesi e due anni e otto mesi di reclusione. Hanno scelto il rito ordinario gli altri tre componenti della banda che tentarono di taglieggiare il calciatore e per questo sono stati rinviati a giudizio Marco Fardellotti, Valentino Aliberti e Andrea Caprinozzi. I fatti si riferiscono al 2011. Il calciatore venne contatto da alcuni componenti della banda, il braccio esecutivo del ricatto. E sì perché a Negro venne fatto capire dai cinque taglieggiatori che dietro a loro c’erano persone pericolose. Fois e Fazioli, per esempio, avevano contatti con la mala “calabrese”. Gli altri invece avevano agganci con la criminalità romana. I mandanti sono persone “brutte, brutte, brutte”, dissero a Negro, soprattutto “quelli di Roma nord e di Val Melania”. Il messaggio, insomma a Negro era chiaro, paga e stai zitto. In caso contrario i cinque avrebbero dato in pasto alla stampa una notizia devastante per la carriera del giocatore. Ossia che lui aveva partecipato ad una combine nel match di campionato 2006/2007 tra Siena e Lazio. Allora Negro era in forza nelle file dei bianconeri e segnò nei minuti finali della partita una rete ai suoi ex compagni di squadra. Ed è proprio su questa marcatura che si concentrarono le attenzioni della banda. Secondo i cinque, infatti, Negro avrebbe alterato la partita con la sua segnatura e per fare questo qualcuno avrebbe pagato il giocatore con 500mila euro. I cinque però per starsi zitti avrebbero accettato 30 mila euro dal calciatore. Un ricatto nei confronti di Negro condito anche da minacce. Uno dei ricattatori, quello che vantava agganci con i calabresi, fece capire a Negro che dalla Calabria erano pronti ad “intervenire nella vicenda e che gli avrebbero bruciato tutto”. Una situazione pesantissima per il calciatore che decide di denunciare tutto alle forze dell’ordine.
«Il mio cliente – ha spiegato al termine del processo la parte civile, l’avvocato del calciatore – siamo soddisfatti per l’esito della sentenza perché ci ha reso giustizia. Sarebbe inoltre fondamentale precisare che la procura della Repubblica e la procura federale sportiva hanno accertato che Negro nella sua carriera sportiva non abbia mai e in nessun caso abbia aggiustato partite di calcio». REPUBBLICA

 FORCING - Registrazione N° 383 del 7 ottobre 2010 

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