CRISI DIPLOMATICA TRA LOTITO E LA TURCHIA
Non capita a tutti di finire su un documento ufficiale del Ministero degli Esteri di uno Stato grande ed importante (la Turchia, in questo caso). A Claudio Lotito è successo. Nell’ambito della trattativa per l’attaccante del Galatasaray Yilmaz (poi sfumata) Lotito lasciò intendere che la stessa fu ostacolata dall’ambasciatore turco a Roma Hakki Akil. La replica è arrivata con calma, ma è arrivata. Attraverso un documento ufficiale il Ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu ha spiegato:
"La legge turca prevede che le ambasciate non siano solo un luogo preposto alla protezione dei cittadini turchi e delle persone giuridiche verso cui ci sono dei doveri in terra straniera. Esse ricoprono anche il ruolo di protettori di atleti e società sportive, come di personalità famose, nell’ambito degli interessi legali che sono il presupposto a valori di promozione internazionale della Turchia" .
Ma non è tutto. Dall’estero ieri per Lotito è arrivato pure un nuovo capitolo dell’affaire Zarate. Il clan dell’argentino minaccia una controcausa alla Fifa per il mancato pagamento di alcuni compensi dell’ultima stagione. La Lazio alla stessa Fifa si è già rivolta per avere da Zarate un risarcimento di 10 milioni dopo la decisione del giocatore di stracciare il contratto con la Lazio invocando l’articolo 14 del regolamento Fifa. Il terzo e ultimo intrigo lotitiano ha invece un ambito nazionale. Ma in questo caso il patron è vittima, non protagonista. Il suo nome è saltato fuori nell’ambito di un’inchiesta su alcuni malavitosi romani che la scorsa estate provarono a fargli comprare la Sambenedettese. Ma Lotito si rifiutò. «Incontrai il sindaco di San Benedetto, ma gli spiegai che essendo già proprietario di Lazio e Salernitana non potevo acquisire un altro club». GAZZETTADELLOSPORT