E' UNA CONTESTAZIONE INCOMPRENSIBILE
“C’è una regìa che sta cercando di spingermi a vendere la società”, giura il presidente che salvò la Lazio rateizzando i buchi di bilancio di una precedente, discutibile gestione ieri rimpianta in un Olimpico ostile: “A Cragnotti je spicci casa” e che tra teste di maiale sulla macchina, letame, telefonate minatorie e scorte poliziesche, attraverso lo stretto imbuto della gogna è già passato. A un osservatore esterno la vicenda Lotito resta incomprensibile. Nelle ultime stagioni, tra un’intuizione illuminata (Klose), una costante presenza là dove in classifica si respira aria buona e qualche inatteso successo (Supercoppa, Coppa Italia), Lotito ha risanato i conti e riscritto a suo modo le regole del gioco. Gli alti e i bassi (che pure ci sono stati) coincidono con una congiuntura economica in cui mecenati danarosi all’orizzonte non si scorgono e in cui anche i messia indonesiani sbarcati in Italia si scoprono improvvisamente di manica stretta. Nonostante questo e al netto di alcune cadute (Pandev, Zarate, Cremona) Lotito non ha molto da rimproverarsi. Per ragioni non solo epidermiche, alla sparuta minoranza dei tifosi (diventata domenica schiacciante maggioranza) il latinista Claudio non è mai piaciuto. Ma tra una fragile tregua e l’altra, individuare concrete colpe che non abbiano a che fare con l’aspetto meramente estetico, è impresa ardua. Quando la Lazio vinceva scudetti e coppe solcando l’Europa con i Vieri e con i Nesta, il laiss ez-faire in campo economico era la religione unica. Si scoprì poi che vincere era stato bello, ma non tutta la verità era stata detta. Quell’epoca non tornerà. È cambiato il sistema che ruota intorno al circo. Ai quarantamila che per ragioni diverse da quelle di una Torino in bianco e nero, hanno marciato inquadrati per l’abiura collettiva, la ragione non interessa. Non ne fanno neanche una questione di risultati sportivi. Vogliono la Lazio libera. E considerano Lotito, l’uomo che ha messo una delle polisportive più antiche d’Italia in galera e la passione in ceppi. Lui non cede. Loro neanche. GAZZETTADELLOSPORT