IL PUNTO BIANCOBLU
ROCCO ILARIA-
Cos’altro dire?...cos’altro aggiungere a quello che abbiamo visto?
Sugli spalti sembrava di assistere ad un monologo colorato di mare e di cielo, ad un’onda anomala di passione e canti, ad una partita tra una squadra gagliarda e tosta e una combriccola di giocatorini impauriti dal ruggito laziale che rimbombava ovunque nel catino dell’Olimpico.
Non c’era storia, non c’era partita.
Sugli spalti la Nord e la Tevere schiantavano coi loro suoni e le loro coreografie i dirimpettai timidi e timorosi. Tanto timorosi e impacciati da “toppare” clamorosamente e per la prima volta nella storia di un derby (complimenti, l’ennesimo record!!!) lo srotolamento di una scenografia…
Al cospetto, il trionfo biancoceleste recitava: “DAL 1900 DEI NOSTRI COLORI FIERI DEL CALCIO A ROMA PIONIERI!” e “I COLORI DEI NOSTRI PADRI I COLORI DEI NOSTRI FIGLI”.
Poi la partita.
Primo tempo bellissimo anche se funestato dall’incidente occorso a Stendardo. Primo segnale divino.
Magnifico assist di Ledesma e solito taglio verticale vincente di Tommaso: gol, tripudio, festa legittima, dominio assoluto.
Finisce il tempo e tutti siamo consapevoli che una rometta del genere, nella seconda frazione, male che vada potrà racimolare un puntazzo di sguincio.
5 minuti e rigore per la Lazio.
Perché Floccari? Un neofita dei derby? Potrebbe sentire troppo la responsabilità e l’emozione di un simile momento, decisivo per levarci dalla zona calda e decisivo per impedire la “tragedia” cittadina di uno scudetto peperonato. Però Sergio c’ha le palle ed è uno che non si tira mai indietro. Finora se non ci fossero stati i suoi goal saremmo stati al posto del Livorno.
Tiro e parata dello “stregone” brasiliano. Questo giocatore è il vero segreto delle fortune romaniste, qualsiasi cosa faccia la fa bene, sembra ipnotizzare sempre gli avversari. Altro che macumbe!
Non mi meraviglio più di tanto, di rigori è meglio che non ce ne diano mai più tanto sono anni che li sbagliano tutti (e meno male che in finale l’abbiamo azzeccati!!!).
Ma Stiamo sempre avanti.
E invece no.
Entra in scena quello che alcuni chiamano Destino, altri Culderom, altri Nostro Signore di Trigoria…
La partita si cappotta su un paio di episodi incredibili: rigore sbagliato, rigore segnato; punizione centrale a far la linea ai capelli del Nandone.
10 minuti e tutto è finito.
10 minuti per buttare al vento i sogni e le speranze.
10 minuti per materializzare gli echi dei tifosi avversi, sin lì silenziosi e rassegnati.
2 tiri, 2 calci da fermo e voilà…basta e avanza per vincere un derby, il più importante, il più doloroso, la pagina nera della nostra memoria.
Beati loro che ogni partita la vincono con un gol di scarto e con mille episodi a favore.
Beati loro che, increduli, possono festeggiare una squadra scarsa che può vincere il tricolore.
Dannati noi che, come tradizione, assistiamo impotenti alle bizze del destino avverso.
Ed è inutile prendersela con Tagliavento, con Floccari, con Muslera o con Zarate.
La verità è una sola e chi è laziale come me da 40 anni la conosce.
La partita, con i suoi alti e bassi, doveva finire con la nostra vittoria o, tutto al più, con un pareggio. Questo è indiscutibile.
Hanno vinto loro, ma la Lazio ha combattuto ad armi pari se non di più.
Se proprio vogliamo trovare un perché ricerchiamolo in quello che è stato il trand di questa sciagurata stagione per noi, di questa fortunatissima (eufemismo) stagione per loro: la benedizione del Signore.
Di Nostro Signore.
Nostro Signore di Trigoria.