LA FAVOLA DI ROZZI

Una serata particolare, semplicemente indimenticabile. Per Antonio Rozzi ancor più che per la Lazio. Battere il Milan dopo 14 anni ha un peso specifico importante, giocare contro il Milan non ancora diciottenne e fare l’esordio in serie A in una partita così... può valere ancora di più. Rozzi è un ‘94 e... chissà, sarà stato l’unico che quello stop di Miroslav Klose lo avrà silenziosamente vissuto cullando un pelo di speranza. Come dargli torto? La sua parabola in ascesa ieri sera ha vissuto la tappa più importante. Dagli Allievi alla Primavera di Alberto Bollini, il contributo personale al cammino della squadra che è seconda alle spalle della Roma. E ieri la prospettiva dell’Olimpico che diventa realtà, una tribuna che diventa panchina, una panchina che diventa campo quando capitan Rocchi esce e tocca a te. E te sei un giovane attaccante, che dà il cambio ad uno che da punta ha scritto un grande pezzo di storia della Lazio. Tommaso Rocchi, Antonio Rozzi: c’è assonanza nel pronunciare questi due nomi e cognomi. Chissà che il destino...

CHE GIOIA - «E’ stata un’emozione indescrivibile - racconta Rozzi che è un prodotto doc del vivaio, essendo arrivato alla Lazio a sei anni – un momento sognato tantissime volte. Farlo contro una squadra come il Milan era inimmaginabile. E’ stata la cosa più bella che mi poteva capitare, mi tremavano le gambe quando mi hanno chiamato dalla panchina». Il ragazzo racconta un retroscena. «Si scaldava anche Diakitè, non sapevo ancora a chi sarebbe toccato dei due, poi Lopez mi ha detto di entrare. Ringrazio Reja per avermi dato questa opportunità. E ringrazio anche Lopez. La dedica? Per la mia famiglia e per mia mamma in particolare, mi è sempre stata vicino e ha fatto tantissimi sacrifici». C’è aria di emergenza nel reparto offensivo della Lazio. Non parliamone con Rozzi «Emergenza? Sono cose che non so e non mi riguardano. Chiaro, spero di avere altre chance. Quando siamo passati in vantaggio ero troppo contento e sentivo che le possibilità di entrare aumentavano». I retroscena di questo esordio non finiscono mai. «Davanti a Seedorf ho avuto una sensazione strana, volevo a tutti i costi togliergli la palla perché... non lo so, era incredibile. La mia maglietta finirà subito appesa senza lavarla: come ha fatto Zampa (l’altro ragazzo della Primavera di Bollini che ha esordito in Europa League, ndr). Non la regalo a nessuno. Ognuno dei miei compagni mi dava dei consigli, soprattutto di dare il massimo. Infatti sono partito a duemila». CORRIEREDELLOSPORT

 FORCING - Registrazione N° 383 del 7 ottobre 2010 

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