RIBALTANO LE NOTIZIE
La Lazio dice basta. A seguito della nuova ondata diffamante nei confronti del club in riferimento alle presunte minacce subite dai propri tesserati prima della gara contro l’Inter, la società capitolina alza la voce. Lo fa attraverso le parole del Responsabile della comunicazione biancoceleste, Stefano De Martino: “Sono costretto ad intervenire per il pressappochismo che nuovamente noto intorno alla Lazio - ha esordito ai microfoni di Teleradiostereo - . E’ stato dato risalto ad una questione che risale a qualche settimana fa, ossia l’apertura di questo fascicolo presso il Tribunale di Tivoli. Se ne era già parlato, era un atto dovuto, tanto che erano già state ascoltate come persone informate dei fatti sia Baronio che il team manager Manzini. Nessuno dei due, come invece qualcuno ha scritto, ha denunciato nessuno. Hanno solo dato rilasciato la loro deposizione. La Lazio non ha mai depositato alcuna denuncia su questi fatti. Ancora più grave – continua De Martino - , E’ quello che è stato scritto oggi su un quotidiano, “Il Messaggero”, dove viene riportata una dicitura capovolta. L’unica denuncia che la Lazio ha presentato è stata quella di una lettera ricevuta prima della gara con una dicitura ben precisa: “Se non battete l’Inter siete finiti”.
"Questa mattina, invece, io leggo: “Se non perdete con l’Inter siete morti”, ossia il contrario di ciò che noi abbiamo informato, tramite sito internet ed agenzia Ansa. Allora, io mi domando: cosa deve fare la Lazio per fare chiarezza, se poi puntualmente viene ribaltata la realtà e vengono fatte congetture? E’ stato detto che la Lazio ha denunciato queste minacce, mentre lo stesso Baronio già aveva smentito. All’inizio della prossima settimana vorrò fare chiarezza su tanti atteggiamenti e comportamenti di chi scrive e parla di Lazio. C’è un frazionamento impressionante che non ha fatto altro che porgere il fianco a tutti coloro che ogni giorni ci attaccano. Questo non va più bene – tuona De Martino - , Questo va contrastato. Non è più possibile essere così divisi e frazionati, non è più possibile essere così infangati. La responsabilità è di tutti, non è più possibile lavorare in questo modo, si chiede la crescita della squadra, ma deve esserci anche quella della comunicazione”.