LA LAZIO E' LA PIU' VIRTUOSA

Ieri presentazione da parte di Arel (e del suo presidente, senatore Enrico Letta), e PriceWatehouse&Cooper e Figc del secondo ReportCalcio sullo stato dei conti del pallone in Italia. 
Parola al ministro dello sport, Piero Gnudi, quello che bruciò Roma 2020 nel giorno del vernissage internazionale al Campidoglio («un punto di spread vale tre olimpiadi»). Di fronte ad un indebitamento che ha toccato i 2,6 miliardi con un aumento del 14 per cento rispetto al 2009-2010, osservando i dati che parlano di una contrazione a 2,5 miliardi del valore della produzione dell universo del calcio professionistico (-1,2%) forse ispirato dalle parole del collega Passera, che poco prima aveva parlato di un 2012 in «piena recessione» per l Italia, il ministro congela la già
fresca atmosfera della sala dell Abi.

IL GELO - «Io per mestiere faccio il commercialista - dice Gnudi - e se questi fossero i bilanci di altro tipo di società saremmo al fallimento. Il patrimonio netto è in calo drammatico («un impoverimento di 200 milioni», stima PWC, ndr). La crisi sarà lunga e difficile trovare mecenati per sistemare i conti». In effetti questa è una lettura dei fatti e dei numeri, peccato che poi il ministro per quanto di sua competenza - la legge sugli stadi - pronunci le solite parole da convegno sull impegno e su un testo che «deve andare avanti», potendo generare 800 milioni di investimenti.

LA CRISI - Perché la crisi dei numeri del calcio italiano, per quanto si riesce a leggere dal ReportCalcio è soprattutto una crisi di stadi e dei fatturati delle tre major della serie A. «Da sole le tre big del campionato (Juventus, Milan e Inter, ndr) producono circa 250 milioni di disavanzo dei 428 totali - ricorda Abete -. Alzeremo l asticella per le iscrizioni al campionato, ma sappiamo tutti che si i conti si fanno con l Europa e il financial fair play». Poi però, mentre Gnudi ancora non è in sala, il presidente Figc, osservando Andrea Agnelli in sala con Beppe Marotta (e vicino a loro Paolillo) unici rappresentanti del calcio di vertice, spara la bordata al mondo politico: «Abbiamo riaperto i termini per le candidature a Euro2020, bene presentammo le nostre credenziali all Uefa per il 2016 promettendo a breve un approvazione della legge sugli stadi? Non saremmo in tempo neanche per questa candidatura. In ogni caso i numeri dicono che noi paghiamo come sistema un miliardo di euro di tasse allo Stato e che a differenza di altri Paesi (la Spagna c è arrivata la settimana scorsa scoprendo 500 milioni di debiti fiscali, ndr) noi un accordo con l Agenzia delle Entrate e club falliti per le tasse ce li abbiamo dal 2005».

TRANSIZIONE - Emanuele Grasso di PWC, prova a non spaventare Cesare Prandelli e gli altri uditori (tutto il calcio che conta, meno Beretta): «E una fase di transizione preventivata, quella che fotografiamo: il percorso virtuoso nei bilanci è cominciato. Il debito oggi è sostenibile, il debito non aumenterà. Certo il -8 per cento di ricavi da stadio è un macigno». Proprio quello il ventre molle della crisi: il 10 per cento di ricavi da stadio sono una macchia tutta italiana, il gap vero con l Europa, visti quanti soldi arrivano delle tv. E Petrucci provoca, prendendo ad esempio la Juventus (ad Agnelli non sono piaciuti i toni da tregenda di certi interventi: per qualcuno i debiti aumentano perché si è investito nello stadio?): «Juventus Stadium a parte ho visto plastici bellissimi, più belli del Camp Nou o del Bernabeu: ah, se si potesse giocare in quei plastici? La Juve dovrà avere un credito quando la legge sarà approvata, non dimentichiamocelo. In ogni caso dico ai presidenti: che vi costa rispettare le regole?» Il costo è nel riempimento del 56% soltanto di impianti comunque fatiscenti, scomodi e pericolosi, con una diminuzione negli ultimi 20 anni delle presenze allo stadio del 4%.

BILANCI IN ROSSO - Dentro le 175 pagine del Report la scoperta che solo 19 club 107 analizzati) hanno bilanci in attivo e in A sono 8 (Napoli, Udinese, Lazio, Parma, Catania e Palermo, più le retrocesse Bari e Brescia), 7 in B, 4 in Lega Pro. La stretta (timida) ai costi l hanno data molti presidenti: il +1,5 dei costi va parametrato col +7% delle due ultime stagioni. TUTTOSPORT

 FORCING - Registrazione N° 383 del 7 ottobre 2010 

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