LA RISPOSTA DI LOTITO

Lettera di Claudio Lotito
IL CORRIERE DELLA SERA, 28 GIUGNO 2011

Egregio Direttore, leggo alla pagina 43 del Suo giornale del 26 giugno 2011 l’articolo a firma di Alberto Costa dal titolo «Ormai Lotito è la palla al piede del calcio italiano». Sono ormai da tempo bersaglio di critiche da parte di varie componenti del calcio e dell’informazione, e quindi non mi lamento se il Suo collaboratore la pensa in modo diverso da me; quello cui tengo, invece, è la verità delle notizie fornite.

 

1) Si dice che io avrei salvato la Lazio «anche in virtù del determinante aiuto del Fisco»: la verità è che la Lazio versa al Fisco la somma di oltre 5,5 milioni di euro l’anno a partire dal 2005, e continuerà a versarla fino al completo saldo del debito ereditato dalla gestione Cragnotti, compresi gli interessi maturati. L’aiuto del Fisco lo hanno, invece, avuto quei club (Fiorentina, Napoli, Bologna in serie A) dichiarati falliti, riacquistati per importi modesti senza alcun accollo di debiti pregressi, sia per imposte che per fornitori, dipendenti o enti previdenziali. La Lazio ha ereditato oltre 500 milioni di euro di debiti che, ad oggi, ha quasi interamente saldato.

 

2) Si dice che «la Lega Calcio di serie A ed in particolare il suo presidente Maurizio Beretta, sono ostaggi» di Lotito: la verità è che le decisioni della Lega Calcio di serie A sono tutte oggetto del voto assembleare espresso dai 20 club che ne sono soci e che le iniziative del presidente Beretta sono adottate in esecuzione di tali decisioni. Se il nuovo contratto collettivo con l’Aic non è stato ancora sottoscritto la colpa non è della «cocciuta resistenza» di Lotito, ma della volontà dell’assemblea della Lega di sottoscrivere un testo che veda ristabilito l’equilibrio tra datore di lavoro e lavoratore milionario, almeno pari a quello previsto dallo Statuto dei lavoratori.

 

3) Si dice che sarei «riuscito nell’impresa di inimicarmi i poteri forti, indossando ancora una volta i panni di Masaniello nella vicenda dei 200 milioni di diritti televisivi»: la verità è che l’assemblea delle 20 società della Lega ha deliberato, con 15 voti contro 5, di affidare ad una terna di società primarie le indagini demoscopiche per l’individuazione dei bacini di utenza sulla cui base commisurare parte della ripartizione dei proventi dalla cessione dei diritti televisivi, nel rispetto di quanto disposto dalla legge Melandri. Codici alla mano, la Corte di Giustizia Federale della Figc, a sezioni unite, ha confermato la legittimità di tale decisione; l’onorevole Melandri (la legge porta il suo nome), in una recente intervista proprio al Suo giornale, ne ha condiviso l’impostazione, per cui anche sotto tale profilo l’informazione al lettore è carente. Mi lascia stupito, in ogni caso, la censura che mi viene mossa in difesa dei «poteri forti» che mi sarei inimicato con tale iniziativa, ed in difesa dei quali il sig. Alberto Costa interviene: avevo avuto la sensazione, caro Direttore, che anche il Suo giornale fosse contrario a tale tipo di «poteri».

 

4) Si dice ancora che io «despota biancoceleste» ho scatenato l’ultima crociata contro il presidente del Coni Gianni Petrucci, «più sostenitore della Lazio di quanto non sia» io: non so se il presidente Petrucci è sostenitore della Lazio, ma se lo fosse mi farebbe certamente piacere; non ho mai parlato con il sig. Costa e non comprendo in base a quali elementi egli possa pesare la mia fede laziale. Venendo all’oggetto dell’ultima critica, la verità, ignorata dal sig. Costa, è che non risponde al vero che la Lazio «ha sottoscritto un contratto di affitto dello stadio Olimpico e subito dopo ha cominciato a contestarlo», mentre è vero che il Coni, non avendo la Lazio sanato la morosità in corso, ha revocato la proposta formulata per l’affitto dello Stadio, comunicando tale revoca alla Uefa, alla Lega ed alla Figc; il Coni ha successivamente, pubblicamente ed in più occasioni, comunicato che non intende sedersi al tavolo con una società debitrice nei suoi confronti, neppure su invito delle istituzioni.

 

5) Il mio ingresso nel mondo del calcio, a partire dal 2004, e le battaglie nelle quali mi sono impegnato per far cambiare un sistema che ha solo prodotto miliardi di debiti l’anno hanno cominciato a dare qualche risultato; i club pagano le imposte, Iva compresa, sono soggetti a controlli più severi, si sono avviati verso il rispetto di equilibri di gestione fino ad oggi ignorati. Con questo non mi sento né Platini né Beckenbauer, ma non c’è dubbio che il calcio italiano ha bisogno di quei cambiamenti di cui, invece, il sig. Alberto Costa ha paura, al punto da porsi a fianco dei «poteri forti».

 

Cordialmente

 

Claudio Lotito

 FORCING - Registrazione N° 383 del 7 ottobre 2010 

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