LAZIO E JUVENTUS DUE PESI DUE MISURE

Il pugno duro è una promessa non mantenuta, l’Italia continua a combattere la sua guerra al razzismo a colpi di cerbottana. Ieri, quattromila euro di multa alla Juventus per lo spettacolo indegno col Catania: quei motivetti odiosi sui “negri italiani” che non esistono e sui vulcani che devono fare strage di meridionali li hanno sentiti tutti, e lo Juventus Stadium, già diffidato, rischiava la squalifica, come ripeteva preoccupato lo speaker. Il giudice sportivo, però, li ha ignorati. Gianpaolo Tosel ha punito il club bianconero per un «coro ingiurioso», al 4’ del primo tempo, «contro un calciatore di altra società». Ingiurioso, non razzista: l’aggettivo più grave non compare, probabilmente perché in quell’unico slogan sanzionato i tifosi augurano la morte a Balotelli — estraneo alla partita: non c’è neanche la timida scusante della trance agonistica — ma senza riferimenti al colore della pelle: dev’essere questo il ragionamento contorto sotteso alla decisione. Il legittimo sospetto è che la giustizia del pallone, dopo aver chiuso un occhio, abbia imparato anche a tapparsi due orecchie: sbarrare lo stadio alla capolista non sarebbe uno spot meraviglioso per il calcio italiano. Il buffetto alla Juve stride con le altre decisioni di ieri. La Lazio è stata multata di 10mila euro per lo striscione in cui i suoi ultrà davano del “maiale” a Platini: due volte e mezzo più grave che offendere Balotelli. Il Genoa di 30mila euro per cori contro SuperMario, in campo a Marassi, costituenti «espressione di discriminazione razziale», anche se ingrassano il conto l’uso di laser, il lancio di accendini e monetine contro Abbiati e l’arbitro di porta, le offese al direttore di gara. REPUBBLICA

 FORCING - Registrazione N° 383 del 7 ottobre 2010 

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