LEGGE SUGLI STADI IN PARLAMENTO

Entro un mese in Parlamento verrà presentato il disegno di legge per facilitare la costruzione di nuovi stadi. Nella speranza che non faccia la fine degli altri, «unanimemente condivisi» e unanimemente affossati. Le incognite sono molte, a cominciare dalla durata della legislatura. Bisogna fare in fretta. Il grido di dolore è stato lanciato ieri nel salone d’onore del Coni che ha ospitato il convegno organizzato dall’Asi, «Uno stadio per amico». Al momento, però, di «amici» se ne son visti pochi, uno a Torino e prossimamente un altro a Udine. Per il resto un vero e proprio Deserto dei Tartari, con tanti Drogo in attesa di una legge che non arriva mai.
Nel Salone d’Onore c’era il padrone di Casa, il presidente del Coni Giovanni Malagò, i parlamentari Claudio Barbaro (che ha «duellato» con Claudio Lotito a proposito dell’ultimo disegno di legge disperso nei labirinti parlamentari aggiungendo, poi, che «una legge non è necessaria» ) e Dario Nardella (che ha preso a cuore la situazione) e, ovviamente gli uomini del calcio a cominciare da Lotito (che ha ancora una volta scartato l’ipotesi Flaminio) e Claudio Fenuccci, amministratore delegato della Roma, tutti e due interessati a un provvedimento che snellisca le procedure, acceleri i tempi delle autorizzazioni e consenta ai club di limitare il periodo dell’ammortamento.
Il nuovo disegno di legge dovrebbe essere diverso da quello recentemente varato: più snello, coordinato con provvedimenti già esistenti, dotato di quei riferimenti alle compensazioni edilizie che i club richiedono per poter rientrare in tempi più brevi dalle spese sostenute per la realizzazione dell’impianto (dovrebbero essere definite nel confronto tra l’ente locale, cioè il comune, e la società). Dimenticati per lungo tempo, gli stadi ora vengono visti come la panacea di tutti i mali, soprattutto come la cura più efficace per restituire a livello europeo quella competitività che il calcio italiano ha progressivamente perduto negli ultimi anni (lo ha sottolineato chiaramente Lotito).
Malagò ha fatto sapere che il Coni sarà «accanto a chi si prende si prende gli oneri e gli onori di portare a compimento questo processo legislativo» . E ha sgombrato il campo dagli equivoci: «Il Coni non ha l’interesse che a Roma ci sia un solo stadio» . L’Olimpico, insomma, non sarà un ostacolo ai progetti della Roma e della Lazio. Il problema, però, è raggiungere il traguardo in tempi brevi perché attraverso lo stadio (come ha sottolineato Fenucci) si attraggono anche gli investitori stranieri, che invece restano alla larga dall’Italia per l’incertezza sui tempi. C’erano tutte le menti migliori del calcio, ieri al Foro Italico: Andrea Abodi, presidente della Lega di B, Mario Macalli, presidente della Lega Pro, Carlo Tavecchio, presidente della Dilettanti, Michele Uva, responsabile dell’ufficio studi della Figc. Tutti ospiti della Fortezza Bastiani: scrutano l’orizzonte, in attesa della legge. «Il sistema calcio - ha chiuso l’ad della Roma Fenucci – ha bisogno di una normativa che dia certezza sui tempi, perchè è necessaria per avvicinare investitori per la costruzione di impianti». 
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