MAURI E MILANETTO PRONTI ALLA MAXI CAUSA

Punto uno: il dubbio. Fare i 25 km tra Formello e l’hotel Duke, zona corso Francia, in 12 minuti netti è improbabile, anche se sotto il sedere si hanno i 400 cavalli di una Porsche. L’episodio è una chiave del tarocco tra Lazio e Genoa del maggio 2011, «la madre delle combine», come l’avevano definita a Cremona: Zamperini incontra l’amico Mauri a Formello mentre Ilievski, uno dei capi degli «zingari», è seduto nel bolide ad aspettare. L’accordo e via, Zamperini e lo zingaro volano alla definizione della combine dal genoano Milanetto nell’hotel ritiro della sua squadra, il Duke appunto. Questa la ricostruzione del procuratore Figc Stefano Palazzi che aveva chiesto squalifiche e penalizzazioni per tutti. Ma per la Disciplinare la tempistica non quadra, i minuti non bastano, il dato desunto dall’aggancio delle celle resta «neutro e non dimostrativo», c’è solo certezza del dubbio. E l’illecito, pur non scaricato del tutto, perde interpreti: Milanetto e il Genoa escono infatti prosciolti, Mauri evita il divieto di scommesse e si becca sei mesi per l’omessa denuncia perché sull’incontro di Formello le parole de relato del pentito ad intermittenza Gervasoni sono «utilizzabili», e la Lazio si salva con una multa (40 mila euro).
La linea di Palazzi esce a pezzi. E quella di Cremona pure. Detto che il procuratore, così come gli avvocati difensori, stanno già preparando il ricorso davanti alla Corte federale (16 agosto), il problema sta lì, nella settimana di carcere che Mauri e Milanetto si sono dovuti sciroppare in assenza di prove certe e schiaccianti. La Procura di Cremona ha ancora aperta un’indagine, ma la Disciplinare non ha trovato pistole fumanti a carico dei due. Che, quindi, ora pensano ad imbastire maxicause per risarcimento danni. Morali e materiali visto che Mauri ha avuto problemi con i contratti degli sponsor, una diaspora da quando del capitano laziale è stato tracciato il profilo del taroccatore.
È la prima volta che un giudizio sportivo si smarca in maniera così massiccia dall’inchiesta penale. Per ora, almeno. Punto due: l’attesa. «Così allo stato degli atti», si legge più volte nel dispositivo. Il che si aggancia all’altra combine, Lecce-Lazio. Se il problema è il contatto con Zamperini, perché a Mauri non è stata data un’altra omessa? Eppure per Mauri «valgono le stesse considerazioni svolte con riferimento alla gara Lazio-Genoa della settimana precedente». La Disciplinare proscioglie il capitano della Lazio, ma lascia una porta aperta a Di Martino: se da Cremona, ove è in corso un incidente probatorio su pc e tablet, arrivasse qualche elemento nuovo, i giudici sportivi potrebbero rimettere su un processo senza preoccuparsi del «ne bis in idem», il principio che ogni difensore richiamerebbe e che impedisce di andare due volte alla sbarra per lo stesso motivo. Ma, dopo mesi di promesse vane, arriveranno nuovi elementi?
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 FORCING - Registrazione N° 383 del 7 ottobre 2010 

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