PARLA IL PAPA' DI LEDESMA

Papà Miguel lo ha aiutato a cre­scere anche sul campo. Se ne intende di calcio. Ha giocato nell’Atlanta di Buenos Aires. Era un portiere. "Ma il livello non era lo stesso, terza serie argentina". E’ sta­to un maestro severo: "Non gli dicevo mai che aveva giocato bene, anche se a 14 an­ni già faceva parte della prima squadra dell’Alumni. E gli imposi di esercitarsi con il sinistro. Da piccolo tirava e lanciava so­lo con il destro, adesso usa indifferente­mente tutti e due i piedi". Miguel non si perde una partita della Lazio, tutte in rigo­rosa diretta televisiva. "Quando gioca Cri­stian sono molto teso, nervoso. Ma lui, do­po l’ultimo derby con la Roma, mi ha supe­rato. Marta, sua moglie, mi ha raccontato di non averlo mai visto così". Cristian lo aveva tirato su Victor Padin, il suo primo allenatore. Lo scoprì Roberto Toccio, suo primo procuratore. "Lo vide giocare sulla spiaggia con i suoi amici. Cristian si diver­tiva d’estate vincendo tutti i tornei nel tre contro tre". Riuscì a superare Javier, forse più talentuoso. "Io lo consideravo più completo. Giocava in dife­sa, a centrocampo, in attacco. Non ha avu­to però la stessa testa per diventare cal­ciatore. Cristian è nato volante, è sempre stato al centro del gioco". Oggi c’è un altro piccolo Ledesma che promette. Si chiama Matteo, è uno dei nipoti di Cristian, ha un­dici anni e gioca nel vivaio del Deportivo Madryn. Il ruolo? Volante, ovviamente...CORRIEREDELLOSPORT
 

 FORCING - Registrazione N° 383 del 7 ottobre 2010 

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