Petrucci non sa più cosa inventare

Sulla sospensione dei dirigenti sportivi condannati dalla giustizia ordinaria in primo grado, il Coni non arretra e, al contrario, rilancia. L’annuncio è arrivato ieri e sembra quasi una porta chiusa in faccia a Claudio Lotito: il 2 febbraio la Giunta del Coni varerà le regole per applicare la delibera varata lo scorso 20 dicembre. La storia, insomma, si arricchisce di un quarto capitolo dopo l’approvazione delle norme «natalizie», il parere della Corte di Giustizia Federale della Figc e le dimissioni del suo presidente, Giancarlo Coraggio, per protesta contro le critiche espresse nei confronti del suo «atto» dal presidente del Coni, Gianni Petrucci («una invasione di campo»).
 

ATTACCO - Ora il Foro Italico per far capire che sul fronte dell’Etica non ci saranno arretramenti («non tutto ciò che è lecito, è morale»), annuncia la convocazione della Giunta e del Consiglio Nazionale. All’ordine del giorno: «La definizione degli ambiti applicativi della direttiva già emanata». Ed è evidente che non verrà tenuto in alcun conto il parere della Corte di Giustizia Federale e di Coraggio che considerava la sanzione applicabile solo dopo una sentenza definitiva. Non a caso dal Coni fanno sapere che quella varata lo scorso 20 dicembre è «una norma cautelare e non sanzionatoria».

VERTICE - La convocazione di Giunta e Consiglio Nazionale è arrivata al termine di una riunione che si è svolta ieri nella sede del Coni. Intorno al tavolo il presidente, Petrucci, i vice, Riccardo Agabio e Luca Pancalli, e il segretario generale, Raffaele Pagnozzi. In sostanza i due organismi verranno chiamati a integrare la normativa esistente con le proposte elaborate dalla Commissione dei Saggi. Le regole dovranno, poi, essere recepite dalle singole Federazioni (quindi anche dalla Figc) nel primo Cf utile. E sulla sospensione non si torna indietro. Non a caso il Coni dice: «Le cariche all’interno delle Federazioni e degli organi da esse dipendenti devono essere affidate a persone di specchiata moralità». Conclusione: anche una sentenza di primo grado è una «macchia» sul curriculum. CORRIEREDELLOPSORT

 FORCING - Registrazione N° 383 del 7 ottobre 2010 

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