SCONTRO FRONTALE IN LEGA

La guerra scoppiata all'interno della Lega di Serie A potrebbe portare a scenari davvero clamorosi. Dopo la minaccia di Andrea Agnelli, che aveva parlato di scissione, adesso sono diversi i personaggi che caldeggiano questa possibilità per ovviare alla profonda spaccatura tra le 5 'grandi' e le altre 15 società della massima serie.

L'ipotesi di uscire dalla Lega è al vaglio da diversi anni, tra boutade e discorsi più articolati, ma adesso i tempi sembrano davvero maturi. Con Juventus, Milan, Inter, Roma e Napoli che coglierebbero al balzo la baruffa di inizio maggio. Secondo quanto scrive oggi il Corriere dello Sport, "molto dipenderà dal'atteggiamento delle 15: se proseguiranno con la loro intransigenza, allora po­trebbe diventare un percorso ine­vitabile, una sorta di ultima ratio. Il pia­no sarebbe quello di lasciare via Roselli­ni, nel pieno rispetto delle norme federa­li, per creare una Lega a sé stante. Con la Federazione che resterebbe co­munque l’interlocutore obbligato per l’organizzazione dei campiona­ti, sul cui format però sarebbe an­cora prematuro disquisire".

Ieri Galliani ha fatto capire che la soluzione - e la pace - è molto lontana: "Ciò che sostengono le medio-piccole è una follia. Vo­gliono inserire i dati auditel in tut­to il discorso, ma non ha senso. Se si continua a pensarla così, un ac­cordo sarà difficile e un giudice che ci darà ragione lo troviamo". La sensazione è quella che lunedì, se non verrano introdotte altre formule, la lite potrebbe infiamarsi maggiormente, poichè tante società hanno bisogno di incassare per pianificare la prossima stagione.

Intanto, sono allo studio strategie di marketing comu­ni che consentano di commercializzare soggettivamente tutto il contorno alle partite (ad esempio interviste pre e post gara), che così non finirebbe nel calderone da suddi­videre tra tutti i 20 club. E anche gli spazi dedicati agli sponsor co­muni verrebbero ridotti, con con­seguente decremento degli incassi extra-diritti tv, abitualmente desti­nati alla mutualità interna ed esterna.

La situazione di tensione è palpabile, e sabato sera Maurizio Beretta non sarà a San Siro per consegnare il trofeo di campione d'Italia al Milan del nemico Galliani. Tuttavia, fa notare ancora il quotidiano romano, la responsabi­lità patrimoniale per Beretta, ven­tilata da Galliani, si limiterebbe al costo delle indagini demoscopiche, se poi la modalità con cui sono sta­te effettuate dovesse essere giudi­cata illegittima.

L'ipotesi di un'assenza di Maurizio Beretta, sabato sera a Milano, è ripresa anche dalla Gazzetta dello Sport, che ricorda gli ultimi siparietti tra Galliani e il presidente dimissionario. Con molte accuse da parte dell'ad milanista. Beretta manderà Marco Brunelli, dg della Lega.

Beretta, dopo il fuoco di fila delle 'grandi', si era difeso così: "Ho tenuto tutti i
presidenti informati dell’offerta di UniCredit e il 10 marzo in assemblea ho comunicato di aver accettato l’incarico dal 14. Ho messo il mandato a disposizione. Mi hanno chiesto di restare finché non si sarebbe trovata un’intesa sul successore. Da due mesi agisco con spirito di servizio. Si può agire per il bene della Lega pur stando in un ufficio a 2 chilometri".


Beretta - si legge ancora sulla Gazzetta dello Sport - ricorda che fu "per primo Galliani" a domandargli "di restare almeno fino al termine del campionato" . E ribadisce come fosse "obbligato a votare la delibera appoggiata da 15 azionisti su 20".

Siamo, insomma, alle regole fondamentali della vita d'impresa, dove la maggioranza (di solito) ha ragione. Ma Galliani e soci non ci stanno a perdere una grande porzione di 'torta', che vedrebbe queste (pseudo)'big' a doversi finalmente ingegnare per stare sul mercato, trovare risorse e competere senza i soldi che - non si sa per quale diritto divino rivendicato da Agnelli, Galliani - devono arrivare in larga misura nelle loro tasche.

goal.com

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